Nonostante la ripresa economica degli anni Cinquanta, in Svizzera l’orientamento politico di fondo rimane conservatore. Soltanto Basilea Città autorizza nel 1957 suoi tre comuni patriziali a introdurre il suffragio femminile. Il 26 giugno 1958 le donne di Riehen così possono votare per la prima volta a livello comunale.
Quando nel 1957 il Consiglio federale vuole includere anche le donne svizzere nella difesa nazionale imponendo loro l’obbligo di servire nella protezione civile, l’Associazione svizzera per il suffragio femminile, l’Unione svizzera delle donne cattoliche e l’Alleanza delle società femminili svizzere si oppongono e rifiutano di far imporre alle donne nuovi doveri senza la contropartita dei diritti politici.
Dato che la controversia pubblica rischia di compromettere il progetto di legge sulla protezione civile, il Consiglio federale presenta un primo disegno sull’introduzione del suffragio femminile a livello federale. Con l’appoggio degli oppositori del diritto di voto alle donne in Parlamento, che vogliono che siano gli elettori a respingere il progetto, nel 1958 questo è approvato da entrambe le Camere. Prima della votazione il Partito socialista, l’Anello degli indipendenti e il Partito del lavoro si dichiarano favorevoli al suffragio femminile. Il Partito radicale democratico e il Partito cattolico cristiano-sociale optano per la libertà di voto, mentre il Partito dei contadini, artigiani e borghesi si pronuncia per il no. L’oggetto in votazione è respinto nettamente nel 1959 con 654 939 no (66,9%) contro 323 727 sì (33%), con una partecipazione alle urne del 66,7 per cento. Sono favorevoli soltanto i Cantoni di Vaud, Ginevra e Neuchâtel.